L’associazionismo: la storia di persone altruiste che hanno scritto la storia!

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Le Associazioni, già dai tempi delle prime guerre, hanno avuto sempre un ruolo determinante per la nostra collettività e, continuano ad aggrapparsi a quel cordone ombelicale che le lega al luogo d’origine. Inoltre, si sono rivelate un punto di riferimento per dare impulso alla cultura italiana, un punto di incontro tra la vecchia e la nuova emigrazione sino al progressivo arresto di quest’ultima.

Non esistono ricette già pronte per il “cambiamento” ma rimanere inoperosi ed assistere alla perdita di importanti rappresentanti della comunità locale o Nazionale non lucrativi, quali sono le Associazioni, è deprecabile!

Come possiamo contrastare questa deriva alquanto demoralizzante? Ragionando sui problemi che producono la mancanza d’interesse di molti e la sterilità d’azione che ne consegue. Particolare attenzione dovrebbe essere data, anche solamente in specifiche occasioni, a quelle fasce d’età che con la solitudine anche accerchiati dai famigliari ed evidenziarne la figura e la loro esistenza.

Dovremmo sentirci tutti in dovere di stringere legami sempre più saldi e di aiutarci reciprocamente, dovremmo sentire la necessità di stare insieme allo scopo di mantenere integro il bagaglio culturale che abbiamo ereditato dai nostri predecessori per trasmetterlo alle generazioni future.

Ripensiamo agli ideali ed azioni per incoraggiare l’avvicinamento delle nuove generazioni al mondo dell’associazionismo, creando una realtà associativa che rispecchi le loro esigenze.

In questa chiave di lettura occorre occuparsi di cose concrete, servono progetti attendibili di come riavvicinare le giovani generazioni al mondo delle Associazioni, allontanandoli dalle droghe, dalle organizzazioni criminali, facendo conoscere la loro storia, le loro tradizioni, la loro cultura, appoggiando le loro iniziative.

Un’idea che potrebbe essere concretizzata sarebbe quella di motivare le nostre discendenze, uscendo fuori degli schemi tradizionali e proponendo temi che interessano davvero il mondo giovanile. Proposte e progetti che riescano a dare risposte concrete alle esigenze più significative, per non perdere la speranza e combattere il rallentamento dell’evoluzione di una recessione difficilmente recuperabile, che porta all’emigrazione dei nostri giovani.

Non è necessario pensarla tutti, e su tutto, nello stesso modo, ma bisogna condividere l’esigenza comune di uscire da una logica tradizionalista per il bene della nostra Comunità palagonese che non aspetta altro di sentire il contatto reale con le proprie appartenenze, attraverso azioni rappresentative che devono volgere alla considerazione del cittadino e vederlo come “uguale” e non come fonte di profitto o come sottostante.

C.V.

“Scheda del volontariato in Italia: oltre 44 mila le associazioni

Secondo il primo rapporto nazionale del Csvnet (Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato) analizza lo stato del volontariato nel nostro paese.

I dati del primo rapporto del Csvnet pubblicato nel 2015 svela il volto del volontariato in Italia. La maggior parte delle associazioni (55%) opera nel campo dell’assistenza sociale (11.812) e della sanità (9.098). Solo il 4% ha un presidente con meno di 35 anni. L’età media dei volontari è di 48 anni.

– Campione d’indagine.
In totale, sono stati raccolti i dati riguardanti 44.182 associazioni: non solo quelle iscritte ai registri pubblici, ma anche quelle registrate unicamente nelle banche dati dei Centri di Servizio. Il risultato è fotografia più dettagliata del mondo del volontariato mai realizzata in Italia. La maggior parte opera nel campo dell’assistenza sociale (11.812) e della sanità (9.098): da sole queste due classi racchiudono il 55 per cento del totale delle associazioni. Seguono quelle che si occupano di cultura, sport e ricreazione. Anziani e minori sono le categorie primarie di utenti con il 25,4 per cento, mentre si dedicano a malati e disabili il 18 per cento delle organizzazioni. Si occupano di nomadi, immigrati o profughi il 5,7 per cento. Al nord e nel centro si trovano oltre la metà delle associazioni: Lombardia, Toscana, Lazio, Piemonte, Emilia Romagna sono le regioni in cui le realtà del volontariato sono più radicate. Se però si confronta il numero di abitanti con quello delle organizzazioni, sono Friuli Venezia Giulia e la Valle d’Aosta ad avere più onlus. Al sud e nelle isole si registrano, invece, le percentuali più basse: rispettivamente il 17 e il 6 per cento del totale.

La metà delle associazioni opera con meno di 16 volontari: solo il 15 per cento ha un numero superiore a 50. Per quanto riguarda i soci, ne hanno meno di 60 il 50 per cento, mentre poco più del 10 per cento ha una base associativa molto estesa (oltre 500 soci). La rappresentanza legale è composta, per i due terzi, da uomini.

Solo il 4% delle associazioni ha un presidente under 35. I presidenti delle OdV hanno in media 58 anni, dieci in più rispetto ai volontari delle stesse organizzazioni, e arrivano a ricoprire quel ruolo dopo un periodo lungo di gavetta.

Età dei volontari. Secondo lo studio, l’età media dei volontari nelle associazioni è in linea con quella della popolazione, 48,1 anni a fronte del 48,7 della popolazione nel suo complesso.
Sempre tra i presidenti, gli uomini sono in prevalenza ancora più netta: solo un presidente su tre è donna, tendenza analoga a quella registrata nella maggior parte dei contesti organizzativi di qualsiasi tipo (aziendale o istituzionale) dove la presenza femminile è più forte alla base e si assottiglia andando verso il vertice.”

(SP) Fonte: www.redattoresociale.it

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