Al Corso di Cucina della SAIG, i cuochi dell’Associazione Laziale ginevrina L.A.R.E

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Il Corso di Cucina della SAIG, per l’anno 2019 – 2020, inizia dal centro Italia e precisamente dal Lazio, lo scorso 26 settembre. Il Presidente della L.A.R.E., Guglielmo Cascioli, ha portato i cuochi dell’Associazione per proporre alcune piatti tipicamente laziali quali i famosi spaghetti all’Amatriciana, insalati di fagioli alla romana e, come dolce, la crostata di visciole.

Ogni iniziale scetticismo è stato polverizzato dalla bontà di questo piatto. La tavola era imbandita a festa ed il vino rosso accompagnava in modo eccellente i sapori fedeli alla cucina laziale. E’ stato richiesto un bis tutti a riprova della bontà dei piatti proposti.

Anche in questa occasione la SAIG ha dato prova di fedeltà alle tradizioni culinarie italiane e regionali. Altissima e fedele l’affluenza per questo appuntamento bimestrale con la cucina con ospiti sempre diversi e sempre più attratti dai sapori nostrani. Non si risparmiano complimenti e la curiosità per i piatti della tradizione italiana sono in crescente aumento.

“Qual è la vera storia della Amatriciana?

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L’amatriciana (in romanesco matriciana a causa dell’aferesi) è un condimento per la pastasciutta, tipico delle osterie e trattorie romane. Gli ingredienti sono: guanciale, pecorino e pomodoro. Prende il nome da Amatrice, una cittadina in provincia di Rieti.

la prima testimonianza scritta di questo piatto ci arriva dal cuoco Francesco Leonardi che, nel 1816, lo servì alla corte del papanell’800, nel rione Ponte (zona di piazza Navona area ponte Sant’Angelo), esisteva un vicolo chiamato de’ Matriciani (dopo il 1870 vicolo degli Amatriciani) e una piazza (oggi Piazza Lancellotti) dove i Grici (Sabini) tenevano mercato, vendendo pane, salumi e formaggi dei monti Sibillini; sostavano poi nei pressi di una locanda chiamata L’Amatriciano.

Questo sugo è figlio quindi della gricia (o griscia), piatto di spaghetti o maccheroni conditi con olio, pepe e barbozzo o guanciale, nato in un paese reatino di nome Grisciano. Cosa certa è che l’aggiunta della salsa di pomodoro risale alla fine del diciassettesimo secolo. La prima testimonianza scritta dell’uso del sugo all’amatriciana per condire la pasta la si trova nel manuale di cucina del cuoco romano Francesco Leonardi, che la servì alla corte del Papa. Fu un colpo di alta classe: alla maniera dei matriciani Leonardi impose un piatto popolare a un banchetto al Quirinale in onore di Francesco I Imperatore d’Austria, organizzato da Papa Pio VII nell’aprile del 1816.

L’insalata di fagioli alla romana

Questa ricetta è un piatto molto sostanzioso, che propone il sapore tipico e rustico della cucina della capitale. È anche un contorno che però può facilmente trasformarsi in un piatto unico, e può essere realizzato in maniera molto semplice. Per i fagioli il condimento che viene usato è costituito da una salsina composta da olio extravergine di oliva, acciughe tritate, aglio, timo, pepe e cipolla aromatizzata nell’aceto di vino rosso.

Storia e origine della crostata di visciole

La crostata di visciole, un tipo di ciliegia che cresce nei boschi fuori porta, è un dolce romano che affonda le sue radici nel Settecento, quando a Roma era forte la presenza delle comunità ebraiche.

Questo dolce, come tanti altri, nasce grazie all’uso d’ingredienti semplici che, lavorati insieme, danno vita a capolavori culinari capaci di resistere allo scorrere del tempo.”

La SAIG Continua il suo viaggio culinario tra le antiche pietanze delle regioni italiane, insieme alle Associazioni che la compongono e con i tanti fedeli frequentatrici che sono sempre più golose di apprendere la storia della Cucina regionale italiana.

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